Curiosità storiche
Durante il periodo medioevale era generalmente il principe a legittimare la nascita di un nuovo agglomerato urbano, attraverso la licentia populandi. Le norme sull’attività costruttiva all’interno di quest’ultimo erano però stabilite in prevalenza dal feudo o dalle università secondo l’ubicazione del nuovo insediamento. In tale sistema, gli statuti, i regolamenti, le ordinanze regie, le norme consuetudinarie disciplinavano la materia. In seguito, i comuni assumono il compito primario del controllo delle trasformazioni urbanistiche del territorio, emanando i regolamenti, le convenzioni edilizie e i relativi piani di espansione urbana.
I regolamenti edilizi hanno rappresentato, per molto tempo, gli strumenti fondamentali per la disciplina dell’attività urbanistico-edilizia. Molti dei loro contenuti (come ad es. il regime dei permessi edilizi) sono stati recepiti poi dalla legislazione urbanistica.
L’avvento dello stato di diritto e la conseguente trasformazione del sistema delle fonti ha determinato un profondo cambiamento anche nel settore urbanistico. La disciplina diventa prevalentemente appannaggio del legislatore statale, poiché il sistema delle riserve di legge su cui si fondano i moderni ordinamenti, richiede che qualsiasi conformazione, ablazione, limite della proprietà abbia fondamento in specifiche previsioni di legge.
Il primo testo legislativo post-unitario d’interesse è la legge 25 giugno 1865, n. 2359 sulla espropriazione per pubblica utilità, che dedica alcune disposizioni al piano regolatore comunale, concepito come strumento facoltativo dei comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti. Secondo la ricostruzione del tempo, si trattava fondamentalmente di una sorta di programma delle espropriazioni da porre in atto “per il miglioramento viario ed igienico dei maggiori centri abitati”. A tale testo normativo si sono aggiunte a poco a poco varie leggi speciali nate dall’esigenza di risolvere situazioni specifiche di singole città. Tra queste va ricordata la legge di Napoli del 1885 (concepita in seguito allo scoppio di una epidemia di colera rimasta a lungo nella memoria collettiva), che prevede un piano di risanamento, implicante l’espropriazione di interi comparti da risanare.
Nel periodo fra le due guerre si sviluppa invece una legislazione speciale che estende (in virtù di singole leggi-provvedimento) il piano regolatore ai comuni più importanti d’Italia. Si deve a tale normativa, basata su piani approvati con legge, l’introduzione delle prime disposizioni sulla zonizzazione urbanistica.
Tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo si è assistito ad un radicale cambio di paradigma nella realizzazione delle aree urbane. Si è passati da un modello di crescita espansiva e di accumulazione, fondato sull’allargamento quantitativo del tessuto edilizio e dei perimetri urbani, ad un modello qualitativo, incentrato sulla rigenerazione e sulla trasformazione dei contesti lavorativi. Sono mutate, rispetto al passato, le finalità specifiche degli interventi. Quest’ultimi non si risolvono in misure per la crescita e il rilancio dell’economia, ma piuttosto si concretizzano in azioni che mirano alla realizzazione di progetti di aree urbane integrate e che vanno oltre la semplice riqualificazione fisica dell’ambiente urbano. Comprendono interventi tesi a migliorare la qualità della vita nelle città e finalizzati a promuovere lo sviluppo sostenibile. Un’attenzione particolare è riconosciuta agli interventi di rigenerazione urbana, intesi quali strumenti di supporto all’inclusione giovanile e al recupero del degrado sociale e ambientale, attraverso la riqualificazione dei tessuti urbani più vulnerabili (periferie, aree interne del paese). Si tratta di un insieme di programmi di recupero e di riqualificazione del patrimonio immobiliare e di spazi urbani volti a garantire, tra l’altro, la qualità dell’abitare sia da un punto di vista ambientale, sia da un punto di vista sociale, con particolare riferimento alle aree urbane e alle periferie degradate. Interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio preesistente, limitano il consumo di territorio, nella prospettiva di salvaguardare il paesaggio e l’ambiente.
Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2024